giovedì 26 dicembre 2019

Domenica, 19 Luglio 2009

Sarti Antonio, raggomitolato sul lettino di Rosas, in via Santa Caterina, aspetta un caffè che tarda ad arrivare. Rosas, miope come una talpa e svegliato da poco, vaga da un angolo all'altro della cucina trascinandosi dietro le scarpe indossate a ciabatta. È domenica e la gente bene esce di casa per andare a messa. Dalle finestre aperte sotto il porticato, entra il fresco della mattina e il rumore di una passeggiata tranquilla verso la chiesa, in fondo alla via, in angolo con Saragozza.
Nella tana, i due, ingrugniti, bevono un caffè che non sa di molto e Rosas, finalmente, inforca gli occhiali per mettere a fuoco i dintorni.
– Sei tu –. Niente altro per il tempo che serve a vuotare le tazzine.
– Un caffè come questo l'ho bevuto dodici anni fa e non l'ho più dimenticato. Vorrei passassero altri dodici anni. Come ci sei riuscito? – Rosas non raccoglie e, a dimostrazione che a lui il caffè piace, versa nella sua tazzina ciò che è rimasto nella macchinetta, rimescola senza aver zuccherato, lecca il cucchiaino, che non si perda una goccia di caffè e assapora con gioia. – Buono. Ne vuoi ancora?

Da "Sarti Antonio: caccia tragica" di Loriano Macchiavelli, Ed. Einaudi

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