Giovedì, 05 Febbraio 2009
La coppia con la testa a forma di zucca si sposò. Erano tanti anni che stavano insieme e ormai lei era diventata impaziente. «Sono cotta di te», gli disse, e gli prese la mano, se la fece scivolare sul collo e poi dentro la testa, per fargli sentire com'era calda la polpa lì dentro, come col tempo stava diventando sempre più morbida e carnosa.
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Per il matrimonio organizzarono un gran ricevimento, con tanto di orchestrina jazz, e nel giro di quattro anni lei diede alla luce due bambine, ciascuna con la sua testina a forma di zucca: due lune luminose, una più gialla, l'altra arancione scuro. Il settimo anno la mamma con la testa a forma di zucca rimase incinta del terzo figlio, e girava per casa massaggiandosi la pancia, specialmente la parte che sporgeva più del resto. All'ospedale, il giorno del parto, le infermiere avvolsero il neonato in una coperta e glielo presentarono con orgoglio, ma lei inspirò così forte che il papà con la testa a forma di zucca, che stava nella stanza a fianco a guardare una partita di basket, la sentì da dietro la porta. «Che c'è?», disse, facendo capolino.
La moglie alzò il gomito a cui teneva appoggiato l'involto. La testa del terzo bambino era un ferro da stiro.
Era un modello argentato con il manico di plastica nera, e quando piangeva, come stava facendo in quel momento, dalle spalle gli si alzavano sbuffi regolari di vapore. La testa era più grande di un normale ferro da stiro, e appuntita in cima.
Il papà andò a mettersi vicino alla moglie e la mamma sistemò la punta in modo che non le ferisse il petto.
«Ciao, testolina di ferro», disse.
Da "Creature ostinate" di Aimee Bender, Ed. Minimum Fax
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Per il matrimonio organizzarono un gran ricevimento, con tanto di orchestrina jazz, e nel giro di quattro anni lei diede alla luce due bambine, ciascuna con la sua testina a forma di zucca: due lune luminose, una più gialla, l'altra arancione scuro. Il settimo anno la mamma con la testa a forma di zucca rimase incinta del terzo figlio, e girava per casa massaggiandosi la pancia, specialmente la parte che sporgeva più del resto. All'ospedale, il giorno del parto, le infermiere avvolsero il neonato in una coperta e glielo presentarono con orgoglio, ma lei inspirò così forte che il papà con la testa a forma di zucca, che stava nella stanza a fianco a guardare una partita di basket, la sentì da dietro la porta. «Che c'è?», disse, facendo capolino.
La moglie alzò il gomito a cui teneva appoggiato l'involto. La testa del terzo bambino era un ferro da stiro.
Era un modello argentato con il manico di plastica nera, e quando piangeva, come stava facendo in quel momento, dalle spalle gli si alzavano sbuffi regolari di vapore. La testa era più grande di un normale ferro da stiro, e appuntita in cima.
Il papà andò a mettersi vicino alla moglie e la mamma sistemò la punta in modo che non le ferisse il petto.
«Ciao, testolina di ferro», disse.
Da "Creature ostinate" di Aimee Bender, Ed. Minimum Fax
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