giovedì 26 dicembre 2019

Giovedì, 27 Marzo 2008

– Ero fuori con un tipo che era venuto al drive-in con me, – disse Cory. – Stavamo cercando da mangiare. E sapete cosa successe? Lui si chinò e un piccolo dinosauro gli piantò il cazzo tra le chiappe, rompendogli i pantaloni, e mentre lo inculava gli staccò la testa con un morso. Ci fu sangue dappertutto, e se questo non fosse abbastanza schifoso, il dinosauro cominciò a saltare in giro spruzzando sperma dappertutto. Io mi beccai  uno schizzo sui capelli. Capii che ero il prossimo sulla lista delle inculate con morso in testa, e scappai su un albero. E che io sia dannato se quel bastardo non mi seguì. Continuai a salire fin quasi alla cima dell'albero, dove il tronco era sottile e cominciava a curvarsi sotto il mio peso. Pensai: «Qui si tratta di saltare o di essere inculato e mangiato», anche se non riuscivo a immaginare come potesse riuscirci stando in equilibrio su un ramo. In quel momento il dinosauro perse l'equilibrio e cadde. Quando scesi dall'albero giaceva morto in una pozza di sangue e merda. Tagliai una grossa porzione di carne dal suo cadavere e me la portai a casa. Avrei trascinato a casa anche il corpo del mio amico, senonché qualcuno l'aveva già portato via. Ditemi se questo non è strano.
...
Sapete come funziona questo mondo, questa dimensione, questo luogo, chiamatelo come vi pare. Un giorno il sole sorge da una parte, il giorno dopo dall'altra. E lo stesso vale per la luna e le stelle, che si muovono come lucciole.
Sono tutte cose alle quali avremmo dovuto pensare prima, lo so. Ma come tutti gli stupidi, avevamo preferito mettere il destino nelle mani di una sola persona, uno che sembrava «conoscere le risposte». Fu solo lì in mezzo all'oceano, resi un po' pazzi da quella calma piatta, mentre il cibo finiva lentamente e non riuscivamo a pescare nulla, che ci divenne chiara la verità: Noè non distingueva neppure il suo cazzo da un bruco.
Adesso viene una parte che mi vergogno un po' a raccontare, ma solo un po'. Un giorno, quando la nostra sopportazione era arrivata al limite, andammo a tirare fuori Noè dalla sua cabina, gli tagliammo le orecchie, il naso, il cazzo e le palle e lo issammo sull'albero maestro.
Ci mise molto a morire. Sanguinava, gridava e bestemmiava, agitando le mani e i piedi legati, mentre grandi uccelli bianchi gli beccavano gli occhi e gli strappavano pezzi di carne. Anche gli insetti fecero la loro parte.
Era una cosa orribile. Tutta quella buona carne sprecata.
Così una notte lo tirammo giù, lo finimmo con una botta in testa, lo cucinammo e ce lo mangiammo. Era buono. E usammo il suo stesso grasso (quel poco che gli restava, dopo giorni appeso all'albero) per riempire le lampade che ci facevano luce mentre lo mangiavamo. C'è una certa ironia in questo, o se non è ironia è comunque una stranezza, essere mangiati alla luce del proprio grasso.
Da "La notte del drive-in 3" di Joe R. Lansdale, Ed. Einaudi

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