giovedì 26 dicembre 2019

Domenica, 06 Febbraio 2011

“Chester ti ha detto del nostro padrone di casa?”
“Qualcosina.”
“È uno spacciatore. Usa questo posto per i suoi incontri. Ecco perché proviamo di domenica. Non vuole averci tra i piedi.”
“E allora?”
“È arrivata una telefonata per lui, stamattina. Era presto, dormivano ancora tutti. E allora mi è venuta un'idea.”
Non avevo nessuna voglia di approfondire l'argomento, ma gli chiesi ugualmente: “Quale idea?”.
“Ho fatto finta di essere lui, chiaro? Insomma, quelli dicono: ‘È lei il signor Jones?’. Un nome come quello non può essere che una copertura. Nessuno si chiama così, no? Allora io dico: ‘Sì, sono io’. E loro: ‘Abbiamo della roba per lei’. E io dico: ‘Che tipo di roba?’, e loro: ‘Roba di prima’. E io: ‘Quanta?’, e loro: ‘Un sacco, amico, proprio un bel mucchio’, e io dico: ‘D'accordo, ci sarò’, e loro: ‘Fa' in modo di togliere di mezzo quegli sbandati’, e io, allora: ‘Chi chiami sbandati, faccia di merda?’. Be', questa forse avrei potuto evitarmela, ma loro non sembrarono farci caso, così continuai: ‘D'accordo, sarò solo’, e questo punto riattaccarono.”
“Non capisco”.
“Insomma, ho un piano”.
Ancora una volta avrei preferito continuare a ignorare il tutto, e invece chiesi: “Quale piano?”.
“Ascolta. Quelli arrivano con la roba, giusto, e in cambio vogliono soldi. Così io mi piglio la roba, quattrini non gliene do e poi taglio.” Si interruppe. “Cosa ne pensi?”
“È questo il tuo piano?”
“Già.”
“Senti, Paisley, quante canne ti sei fatto oggi?”

Da "Questa notte mi ha aperto gli occhi" di Jonathan Coe, Ed. Feltrinelli

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