giovedì 26 dicembre 2019

Domenica, 29 Maggio 2011

La nostra attuale mancanza di rispetto per lo swing può essere paragonata allo stato attuale della nostra democrazia. Si richiede equilibrio per reggere qualcosa di tanto delicato come una democrazia. Perché il potere sia efficace è imprescindibile l'accortezza di mantenerlo unito e saperlo condividere con altri. Se viene meno questa comprensione, allora è battaglia per vedere chi è il più forte, chi parla più forte, chi si fa notare di più.
I forti sono liberi di depredare i deboli.
È quello che è accaduto allo swing: i batteristi hanno cominciato a sommergere allegramente i contrabbassisti, i quali hanno risposto attaccandosi agli amplificatori. I pianisti hanno iniziato a suonare brevi ritmi dicontinui per dar battaglia al rullante. I chitarristi ritmici hanno abbandonato la partita e sono tornati a casa. I sassofonisti sono usciti completamente di testa e hanno ingaggiato assolo che duravano tutta la notte, sempre sullo stesso brano. Risultato: il perfetto dis-equilibrio, libertà totale di espressione individuale senza curarsi dell'insieme. Anche se molti hanno accettato e adottato questo approccio agli antipodi dello swing, sono sicuro che un giorno i musicisti ne valuteranno i danni e in tutto il mondo si assisterà a un ritorno del jazz allo swing.

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Il blues ha più di un livello di significato. Le parole dicono una cosa, il modo in cui sono cantate ne dicono un'altra e invariabilmente la musica dice un'altra cosa ancora. Nonostante tutta la tristezza immanente in certi testi, la musica è sempre stimolante, possiede un groove che invita alla danza, e la danza conduce alla gioia. Dizzy Gillespie l'ha detta giusta: “Ballare non ha mai fatto piangere nessuno”. Ecco la chiave per comprendere il blues: il blues trasmette sia gioia che dolore.

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Quando nacque mio figlio Jasper, venne fuori strillando e annaspando perchè gli mancava l'aria. Le ostetriche lo afferrarono, lo pulirono, gli infilarono u tubicino nel naso per sgombrare le fosse nasali, gli punsero un piede per prelevargli il sangue e lo presero a sberle e a pizzicotti in tutti i punti dove non vorresti mai che te li dessero. Benvenuto! Ahia! Poi, finalmente, lo diedero alla mamma, che se lo tenne tutto abbracciato. Dolore e amore. Se non era blues quello...

Da "Come il jazz può cambiarti la vita" di Wynton Marsalis, Ed. Feltrinelli

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