giovedì 26 dicembre 2019

Sabato, 21 Febbraio 2009

Avevano scelto un ombrellone a righe bianche e blu. Tre caffè si contendevano place du Tertre e, poiché ciascuno spingeva più avanti possibile la propria zona all'aperto, gli ombrelloni erano divntati una sorta di stendardo: arancione, blu scuro e a righe bianche e blu. Le sedie di ferro erano le stesse, i tavoli pure, e probabilmente anche il vino bianco servito nei boccali. Era come una festa infinita, con pullman che sbucavano da una stradina i cui muri sembravano aprirsi al loro passaggio, turisti armati di macchine fotografiche, pittori – soprattutto donne – davanti ai loro cavalletti. C'era perfino un mangiatore di fuoco che ingoiava pure delle sciabole.
Anche lì capitava a Maigret e a sua moglie di scambiarsi delle occhiate. Non parlavano mai molto quando si ritrovavano loro due soli. E negli sguardi che si scambiavano quel giorno, ad esempio, vi era nostalgia e gratitudine.
Certo, place du Tertre non era più quella che avevano conosciuto quando Maigret aveva cominciato a lavorare come segretario in un commissariato di polizia, ma era comunque divertente. Adesso era una baraonda colorata, rumorosa, di una volgarità più aggressiva. Non erano forse cambiati anche loro? Perché pretendere che il resto del mondo stia fermo quando noi invecchiamo?
Era più o meno questo che si dicevano con un battito di ciglia, e si ringraziavano a vicenda.
Il vino bianco era fresco, leggermente aspro. La sedia pieghevole cigolava sotto il peso del commissario, che aveva l'abitudine di dondolarsi all'indietro. Vicino a loro due fidanzatini, che non avevano quarant'anni in due, si tenevano per mano guardando in silenzio il viavai dei turisti. Il ragazzo avava i capelli troppo lunghi, la ragazza troppo corti. Le case erano state ridipinte come la scenografia di un'operetta. La guida di uno dei pullman, con il megafono davanti alla bocca, spiegò qualcosa prima in inglese e poi in tedesco.
Proprio in quel momento si udì la voce di uno strillone che urlava parole confuse tra le quali si distingueva soltanto:
«... rivelazioni senzazionali...» .

Da "Maigret si diverte" di Georges Simenon, Ed. Adelphi

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