giovedì 26 dicembre 2019

Mercoledì, 27 Agosto 2008

Era dunque venuto il momento di provare la mia macchina da scrivere, cosa che desideravo fare in privato. Non so perché, ma dovevo essere solo, dovevo farlo senza che nemmeno mamma mi osservasse.
La portai nella stanza sul retro, dove dormivamo io e Ike, e la sistemai sulla credenza, avvicinai una sedia e ci misi dei cuscini. Infilai un foglio nella macchina e schiacciai un tasto.
La lettera I balzò sulla pagina.
Mi sedetti e restai a guardarla per un po'. Poi, schiacciai un tasto dopo l'altro, a raffica, e infine smisi di percuotere i tasti a caso, iniziai a guardare ciò che stavo facendo e cominciai a comporre delle parole.
Fu come una magia. Avrei potuto mettere sulla carta qualunque pensiero si fosse agitato nella mia testa e quel pensiero mi avrebbe guardato dal foglio.
Per un po', mi sentii come si deve sentire un dio di fronte alle persone e ai luoghi, guidato dalle mie due dita che picchiavano con forza.
Era praticamente la più bella sensazione che avessi mai provato.

Da "L'ultima caccia" di Joe R. Lansdale, Ed. Fanucci

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