giovedì 26 dicembre 2019

Domenica, 23 Novembre 2008

Ditta Abelman
Kansas City, Missouri
U.S.A.

Egregio Signor Mongoloide I. Abelman,
abbiamo ricevuto la Sua contenente alcuni assurdi commenti circa i nostri pantaloni, commenti che rivelano, se mai ce ne fosse stato bisogno, la Sua totale mancanza di contatto con la realtà. Se lei fosse stato più intelligente avrebbe capito che tali pantaloni le erano stati inviati con la piena consapevolezza da parte nostra dei loro difetti, diciamo, di taglia.
“Ma perché, perché?” mi sembra già di sentirla balbettare tale domanda, incapace di assimilare, per via della Sua mente obnubilata e ritardata, i nuovi e più stimolanti criteri commerciali.
I pantaloni le sono stati spediti per le seguenti ragioni:

1) per mettere alla prova il Suo spirito d'iniziativa. Infatti, una buona ditta al passo coi tempi avrebbe subito approfittato per lanciare la moda del pantalone trequarti per uomo; risulta così ovvio che ci sono grosse lacune nei Suoi criteri di vendita e di reclamizzazione.

2) per mettere alla prova la Sua capacità di adeguarsi agli standard proposti, requisito assolutamente necessario in qualsiasi nostro rivenditore autorizzato. Infatti, i distributori più fidati e leali dei nostri prodotti riescono a vendere qualsiasi pantalone che porti l'etichetta Levy, a prescindere dal fatto che il taglio e la fattura siano abominevoli o no. Lei, evidentemente, è una persona di poca fede.

Per il futuro, desidereremmo che Lei non ci tediasse più con simili lamentele. La pregherei quindi di limitare la corrispondenza alle sole ordinazioni; noi siamo una ditta attiva e dinamica che l'inutile sfrontatezza e le continue vessazioni non possono far altro che danneggiare. Se oserà molestarci di nuovo, signore, assaggerà la nostra frusta.
Collericamente Suo
Gus Levy (Presidente)

...

«Cosa sono quelle bue sulle mani?»
Ignatius si guardò i graffi che aveva ricevuto dal gatto nel tentativo di convincerlo a rimanere nel bidoncino dei panini.
«Ho dovuto sostenere una battaglia da Apocalisse con una prostituta che aveva fame» disse Ignatius con un rutto. «Se non fosse stato che ero più grosso di lei, mi avrebbe saccheggiato il baracchino. Alla fine, zoppicando, con tutti i vestiti stracciati, se ne è andata, esausta per la lotta che aveva dovuto sostenere».
«Ignatius!» gridò la signora Reilly in tono tragico. «Ogni giorno mi sembra che tu diventi sempre peggio. Che ti succede?»
«Vai a tirar fuori la bottiglia dal forno. Credo che ormai sia pronta».
La signora Reilly guardò il figlio con aria furba e gli chiese: «Ignatius, sei proprio sicuro di non essere comunista?»
«Oh, mio dio!» tuonò Ignatius. «Ogni giorno che dio mette in terra mi devo sorbire questa specie di caccia alle streghe di sapore maccartista all'interno di questo edificio che ormai cade a pezzi. No, te l'ho già detto, non sono un compagno. Ma chi è che te l'ha messo in testa?»
«Sai, ho letto da qualche parte che nei college ci sono un sacco di comunisti».
«Be’, per fortuna io non ne ho mai visti. Se li avessi incontrati sulla mia strada, li avrei picchiati finché non fosse rimasto loro un solo alito di vita. Credi davvero che io voglia vivere in un regime comunista con gente come quella tua amica Santa Battaglia, magari a fare lo spazzino o lo spaccapietre o qualsiasi altra cosa che fanno in quei paesi ottenebrati? Quel che voglio io è una bella monarchia salda, con un re che abbia buon gusto e che sia decente e che magari abbia qualche nozione di teologia e di geometria. In tal modo, riuscirei a coltivare una ricca vita interiore».
«Un re? Tu vorresti un re?»
«Oh, smettila di ripetere balbettando tutto quello che dico!»
«Non ho mai sentito nessun altro che vuole il re».
«Per favore!» Ignatius batté un pugno sull'incerata che ricopriva il tavolo di cucina. «Vai a spazzare la veranda, vai a far visita alla signorina Annie, telefona a quella troia di Santa Battaglia, vai in cortile ad allenarti al bowling, fa' quello che vuoi, ma lasciami in pace! Oggi per me è una giornata che fa parte di un ciclo avverso».
«Cosa intendi con ‘ciclo’?»
«Se non la finisci di darmi noia, giuro che ti battezzo la macchina con la bottiglia di vino che sta nel forno» disse Ignatius con una smorfia.
«Che roba, mettersi a picchiare una povera ragazza per strada» disse la signora Reilly con tristezza. «Dovresti vergognarti. E poi proprio davanti al baracchino degli hot dog: Ignatius, comincio a pensare che tu abbia bisogno di aiuto».
«Be', io vado a guardare la televisione» disse Ignatius in tono seccato. «Sta per cominciare il programma di Yoghi».

Da "Una banda di idioti" di John Kennedy Toole, Ed. Marcos y Marcos

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