giovedì 26 dicembre 2019

Martedì, 25 Settembre 2007

Fu una bella passeggiata, in quel primo mattino di ottobre, insolitamente limpido, come tutto quell'autunno milanese era insolitamente limpido e mite. In viale Piave, quasi piazza Oberdan, entrarono in un bar e Duca  guardò con piacere Livia che faceva una vendemmia di brioches nel suo cappuccino, pensò che le donne che non hanno paura di mangiare sono le migliori donne. Poi proseguirono, corso Venezia, via Palestro, costeggiarono i giardini pubblici, gli alberi avevano ancora tutte le foglie, non c'era senzazione anche minima di autunno, un sole scialbissimo, ma che pure era sole, manteneva ancora un'aria quasi estiva. Poi piazza Cavour, poi via Fatebenefratelli, poi il cortile della Questura. C'era già lì, rilucente all'anemico sole, l'Alfa col telefono, e vicino Mascaranti col giovanottino con la giacca verde e il maglione giallo, giovanottino sempre livido di paura.
...
la civiltà di massa ha questo pregio, che ciascuno può annegare liberamente senza che gli altri gli diano fastidio nel tentativo di salvarlo. È in fondo una forma di delicatezza e di rispetto dell'opinione altrui di morire da sé.
Da "I milanesi ammazzano al sabato" di Giorgio Scerbanenco, Ed. Garzanti

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