giovedì 26 dicembre 2019

Domenica, 24 Maggio 2009

Viaggiai per cinque giorni con quelle genti dalla vita nomade, che non appartengono a nessun luogo e in nessuno si fermano, se non per il tempo necessario a comprare e vendere le mercanzie che trasportano. La carovana è composta esclusivamente da uomini, cavalcature e bestie da soma. Se durante le brevi soste qualcuno intreccia una relazione con una donna, al momento della partenza la lascia dove l'ha trovata, per quanto lei inista nel volerlo seguire. Eppure sono monogami e assolutamente fedeli alle donne che hanno conosciuto, e vanno a trovarle, colmandole di doni, quando i loro viaggi li portano di nuovo nel luogo ove esse vivono. In queste occasioni, sia pure per brevissimi periodi, riannodano le effimere relazioni anche se le donne nel frattempo hanno trovato un nuovo compagno, cosa che essi comprendono e accettano. Se da un'unione sono nati dei figli, li lasciano con la madre ma provvedono al loro sostentamento. Quando il bambino compie sette anni lo vanno a prendere e lo accolgono nella carovana. Dato che i figli nati in modo così aleatorio sono pochi, il gruppo etnico finirebbe per estinguersi. Per evitare che ciò accada, rapiscono bambini che allevano e trattano come autentici figli. In questo modo il loro numero non diminuisce, ma per la medesima ragione sono temuti. Se qualcuno si ammala gravemente o a causa della vecchiaia non può più condurre la dura vita di queste genti, lo abbandonano in un'oasi con un otre d'acqua, un pugno di datteri e la speranza che un'altra carovana passi di là e rinnovi le parche vettovaglie del loro compagno. Dato che non succede quasi mai, nelle oasi che punteggiano il loro percorso non è raro trovare scheletri circondati da noccioli di dattero.
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«Tutto quello che succede, succede per volontà di Dio, rabboni
«Non lo so. Ma se è così, dobbiamo perdonarlo perché Dio o gli dei dell'Olimpo non conoscono il dolore di perdere le persone care, e questo li rende inferiori a noi».
Gesù mi guardò intensamente ed esclamò:
«Ma quella che hai detto non è una bestemmia?».
«Sicuramente sì. Bestemmiare è un altro privilegio riservato agli uomini. Non serve a molto, ma in occasioni come questa aiuta».
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La situazione, Fabio, si era fatta insostenibile, perché la plebe, che davanti alla determinazione, all'unità e alla forza è per natura sottomessa e perfino abietta, quando percepisce segni di esitazione, discordia o debolezza diventa insolente e temeraria, e basta che alcuni individui, protetti dall'anonimato, diffondano voci, attizzino offese o inducano al saccheggio, perché nelle acque più tranquille si scateni una tempesta che travolge ogni cosa al suo passaggio.

Da "L'incredibile viaggio di Pomponio Flato" di Eduardo Mendoza, Ed. Giunti

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