giovedì 26 dicembre 2019

Mercoledì, 24 Giugno 2009

Sul volo per Raleigh a un certo punto starnutii, e la caramella per la gola che stavo succhiando mi schizzò fuori dalla bocca, rimbalzò sul tavolino chiuso e atterrò, me lo ricordo, sul grembo della donna che mi sedeva accanto, che dormiva con le braccia incrociate sul petto. Mi sorprese che la forza dell'impatto non la svegliasse – perché fu notevole – ma lei non fece altro che muovere leggermente le palpebre ed emettere un leggero sospiro, come quello di un neonato.
In circostanza normali avrei avuto tre possibilità, delle quali la prima era non fare nulla. A tempo debito la donna si sarebbe svegliata e avrebbe notato quello che sembrava un lucido bottoncino nuovo di zecca cucito sull'inguine dei jeans. L'aereo era piccolo, con file da un sedile solo nel corridoio A e da due nel corridoio B. Noi eravamo nel corridoio B, perciò qualora fosse partita alla ricerca di risposte, io sarei stato il primo della lista.  “È sua, questa?” mi avrebbe chiesto, e io le avrei guardato il grembo facendo lo gnorri.
“Questa cosa?”
L'opzione numero due era allungare un braccio e staccargliela dai pantaloni, mentre la tre era svegliarla e rigirare la frittata dicendo: “Mi spiace, ma credo che lei abbia qualcosa che mi appartiene”. A quel punto lei mi avrebbe restituito la caramella, forse addirittura scusandosi, indotta con l'inganno a pensare di averla non si sa come rubata.
Le circostanze in cui mi trovavo, tuttavia, non erano normali, in quanto prima che si addormentasse avevamo litigato. La conoscevo da un'ora soltanto, eppure percepivo il suo odio con la stessa intensità del getto d'aria fredda che mi soffiava in faccia, e questo dopo che lei aveva girato il beccuccio sopra la sua testa, un ultimo vaffanculo prima di sistemarsi per il riposino.
...
Siccome non ho niente di meglio da fare che andare per negozi, puntualmente mi entusiasmo quando qualcuno vuole qualcosa di inaccessibile: un romanzo fuori catalogo, il rimpiazzo per una tazza da tè che si è rotta. Pensavo che trovare un altro scheletro sarebbe stato difficile, ma ne ho trovati altri due quello stesso pomeriggio: un maschio adulto e un neonato. Entrambi al mercatino delle pulci, venduti da un signore specializzato in quelle che lui definiva “cose non per tutti”.
Il bambino era allettante per via delle dimensioni – potevi impacchettarlo in una scatola da scarpe – ma alla fine ho optato per l'adulto, che ha trecento anni ed è tenuto insieme da un reticolo di fil di ferro. In mezzo alla fronte c'è una specie di serratura, e togliendo il perno puoi aprire il teschio e rovistarci dentro, oppure nasconderci delle cose, tipo droghe o piccoli gioielli. Non è esattamente l'idea di aldilà in cui uno spererebbe (“Vorrei tanto che la mia testa fosse usata come nascondiglio per il fumo”), ma non mi sono lasciato smontare. Ho comprato lo scheletro un po' come compro qualsiasi altra cosa. Per me erano solo pezzi disposti in un certo modo, non diversi da una lampada o da una cassettiera.
Non l'ho mai pensato come una persona defunta, almeno fino al giorno di Natale, quando Hugh ha aperto la bara di cartone. «Se non ti piace il colore possiamo sbiancarlo» gli ho detto «Oppure lo cambiamo col neonato».
...
Se il primo passo per smettere era deciderlo, il secondo era riempire il vuoto che si sarebbe creato. Detestavo l'idea di lasciare un buco nel mondo dei fumatori, e così ho reclutato qualcuno che prendesse il mio posto. Me ne sono sentito dire di tutti i colori, ma sono convinto che quella ragazzina avrebbe cominciato comunque, specie se al posto dell'istituto tecnico avesse scelto l'esercito.

Da "Quando siete inghiottiti dalle fiamme" di David Sedaris, Ed. Mondadori

Nessun commento:

Posta un commento