giovedì 26 dicembre 2019

Mercoledì, 25 Dicembre 2019

È che, quando passi per quelle strade, lo stato d’animo si adegua ai colori stinti e agli intonaci scrostati e lo sguardo indifferente di uno che incroci si fa inquisitore. Ma in realtà non è così: qui la gente pensa ai casi propri esattamente come altrove e una donna seduta davanti a una finestra a rammendare calzini non è necessariamente una puttana. E un bimbo che gioca a palla in uno dei pochi cortili interni non ancora trasformati in parcheggio non è un orfano sulla strada del vizio.
Da "Delitti senza castigo" di Loriano Macchiavelli, Ed. Einaudi
Lunedì, 31 Ottobre 2011

I padri in canottiera alzano il volume quando c'è il telegiornale, scrollano teste, svuotano tazze e fumano il mondo. Sono uomini di poche parole e di pochi capelli; hanno il passo lento e la sberla veloce, bestemmiano solo perché è facile e mantengono sempre quella strana espressione da sabato pomeriggio. Il Violinista di Nebbia gli suona Yesterday dei Beatles, appoggia il suo occhio di vino bianco al loro, che è sporco di Campari, e lascia che si mischino i colori.
Da "Le parole sognate dai pesci" di Davide Van De Sfroos, Ed. Bompiani
Mercoledì, 24 Agosto 2011

Gli antichi popoli italici celebravano periodicamente la primavera sacra, che vedeva i membri più giovani lasciare la tribù per andare a colonizzare nuove terre.
Da noi, al contrario, c'è l'autunno sacro, che arriva puntuale con i primi bagliori dorati delle foglie sugli alberi: anziché far partire i nostri giovani, anche quest'anno ne accoglieremo di nuovi, a migliaia.
Le matricole più previdenti si sono già organizzate da metà luglio: le aspetta un posto in doppia con un vecchio compagno di liceo a trecento euro. Per tutti gli altri, è iniziato il tradizionale vagare, scortati da un genitore o a coppie d'amici, fra le bacheche fitte di messaggi.
Seguiranno chiamate convulse al cellulare, appuntamenti con potenziali padroni di casa o, più spesso, con studenti più anziani impegnati a subaffittare porzioni d'appartamento.
Troveranno tutti la propria tana, il proprio ritmo, una consuetudine inattesa nel muoversi fra il nuovo alloggio e il quartiere universitario. Si abitueranno all'accento e ai costumi di qui senza accorgersene, presi da lezioni e seminari, e già a Natale, tornando alle proprie case, qualcuno li troverà cambiati... Più grandi e meno superficiali, un pizzico bolognesi nei modi.
È un miracolo che si ripete dall'anno accademico 1089-90, eppure non cessiamo di stupircene, come di fiori che s'ostinano a sbocciare nella stagione in cui dalla terra non germina nient'altro.

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Sfilo sotto il ponte della ferrovia, sulla cui massicciata qualcuno ha scritto: «Rialzati, Bologna». Pensava alla squadra di calcio oppure alla città?

Da "La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco" di Enrico Brizzi, Ed. Laterza
Domenica, 31 Luglio 2011

Travis O'Hearn guidava una Chevy Impala vecchia di quindici anni comprata a Los Angeles con i soldi che il demone aveva rubato a un magnaccia. Il demone, in piedi sul sedile del passeggero e con la testa fuori dal finestrino, ansimava al vento della costiera, entusiasta e sbavante come un Setter irlandese. Di tanto in tanto ricacciava la testa nell'abitacolo, guardava Travis e cantilenava «Tua madre fa i pompini all'infer-no, tua madre fa i pompini all'infer-no» in tono infantile e dispettoso. Poi roteava la testa qualche volta per aggiungere enfasi.
Avevano passato la notte in un motel economico a nord di San Junipero e il demone aveva sintonizzato la tv su un canale che dava la versione integrale dell'Esorcista. Era il suo film preferito. Perlomeno, pensò Travis, era meglio dell'ultima volta, quando il demone aveva visto Il mago di Oz e passato un giorno intero a fingere di essere una scimmia volante o a urlare: «E questo vale anche per il tuo cagnolino».

Da "Demoni - Istruzioni per l'uso" di Christopher Moore, Ed. Elliot
Giovedì, 16 Giugno 2011

Ho sempre sostenuto che il mio vero problema non fosse quello di pesare quindici chili in più, ma di essere venti centimetri più basso del dovuto.
Da "È facile controllare il peso se sai come farlo" di Allen Carr, Ed. EWI
Venerdì, 10 Giugno 2011

Lambert aveva guidato fischiettando, per tirarsi e tirargli su il morale. Anche la primavera ne aveva approfittato per scomparire. Il cielo pesava come una tazza del cesso al contrario, pieno di nuvole nere pronte a cascar loro addosso.

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– Di vino ce n’è, e io non ho nient'altro da fare che stare qui ad ascoltarti.

Da "Sezione suicidi" di Antonin Varenne, Ed. Einaudi
Domenica, 29 Maggio 2011

La nostra attuale mancanza di rispetto per lo swing può essere paragonata allo stato attuale della nostra democrazia. Si richiede equilibrio per reggere qualcosa di tanto delicato come una democrazia. Perché il potere sia efficace è imprescindibile l'accortezza di mantenerlo unito e saperlo condividere con altri. Se viene meno questa comprensione, allora è battaglia per vedere chi è il più forte, chi parla più forte, chi si fa notare di più.
I forti sono liberi di depredare i deboli.
È quello che è accaduto allo swing: i batteristi hanno cominciato a sommergere allegramente i contrabbassisti, i quali hanno risposto attaccandosi agli amplificatori. I pianisti hanno iniziato a suonare brevi ritmi dicontinui per dar battaglia al rullante. I chitarristi ritmici hanno abbandonato la partita e sono tornati a casa. I sassofonisti sono usciti completamente di testa e hanno ingaggiato assolo che duravano tutta la notte, sempre sullo stesso brano. Risultato: il perfetto dis-equilibrio, libertà totale di espressione individuale senza curarsi dell'insieme. Anche se molti hanno accettato e adottato questo approccio agli antipodi dello swing, sono sicuro che un giorno i musicisti ne valuteranno i danni e in tutto il mondo si assisterà a un ritorno del jazz allo swing.

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Il blues ha più di un livello di significato. Le parole dicono una cosa, il modo in cui sono cantate ne dicono un'altra e invariabilmente la musica dice un'altra cosa ancora. Nonostante tutta la tristezza immanente in certi testi, la musica è sempre stimolante, possiede un groove che invita alla danza, e la danza conduce alla gioia. Dizzy Gillespie l'ha detta giusta: “Ballare non ha mai fatto piangere nessuno”. Ecco la chiave per comprendere il blues: il blues trasmette sia gioia che dolore.

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Quando nacque mio figlio Jasper, venne fuori strillando e annaspando perchè gli mancava l'aria. Le ostetriche lo afferrarono, lo pulirono, gli infilarono u tubicino nel naso per sgombrare le fosse nasali, gli punsero un piede per prelevargli il sangue e lo presero a sberle e a pizzicotti in tutti i punti dove non vorresti mai che te li dessero. Benvenuto! Ahia! Poi, finalmente, lo diedero alla mamma, che se lo tenne tutto abbracciato. Dolore e amore. Se non era blues quello...

Da "Come il jazz può cambiarti la vita" di Wynton Marsalis, Ed. Feltrinelli
Giovedì, 12 Maggio 2011

«Caffè di moka o con la cialda?» chiese l'ispettore.
«Come ti viene meglio.»
«Leggo ogni tanto i gialli di un bolognese» disse Gherardini mentre preparava il caffè, «c'è un questurino che la mena sempre con il caffè. Dice che come fa il caffè lui non lo fa nessuno. Si vede che noi forestali siamo diversi. Sentirai che con la cialda viene buono senza tante balle.»
«Mia madre metteva la polvere direttamente nell'acqua bollente. Quando c'era il caffè. Di acqua» e Adùmas sogghignò «ce n'era sempre tanta. Anche troppa. È il caffè che mancava. Adesso vedo le signore al bar che vogliono il caffè d'orzo. E lo pagano anche. Quello, l'orzo, non ci mancava»

Da "Malastagione" di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, Ed. Mondadori
Domenica, 17 Aprile 2011

«Ma poi sbavano a litri, bagnano dappertutto, e tutto quel che non riescono a bagnare, lo staccano a morsi».
«Vero anche questo.» La gatta ridacchiò, e la babbuina, rilassandosi, cominciò a cercare nella memoria un aneddoto infamante sui cani. Il collie, il pastore tedesco, l'incrocio di spaniel che sosteneva di aver mandato via: erano tutti suoi amici cari, nonché clienti fedeli, ma che male c'era a fingere il contrario e superare il sottile confine tra il leccarsi il culo e leccarlo agli altri?

Da "Bestiole e bestiacce" di David Sedaris, Ed. Mondadori
Martedì, 05 Aprile 2011

5/4/2010 - 5/4/2011

5° anno di lettura.

Niccolò Ammaniti, Luciano Bianciardi, Rudolph Borchert, Roberto Chimenti, Jonathan Coe, Roald Dahl, Dominique Enright, John Fante, Christopher Moore, Bryan Lee O'Malley, Andrea G. Pinketts, Erich Maria Remarque, Rex Stout, Fred Vargas.

Da "http://leggendolibri.splinder.com" di CoccoMarco
Domenica, 13 Marzo 2011

Quei tizi mangiavano come una donna che sta preparando un baule: non è questione di quante cose ci stiano dentro, ma di quante lei voglia farcene stare.

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Il treno volava come un gabbiano attraverso il New Jersey in un assolato venerdì mattina, da qualche parte intorno a Philadelphia. Entro un'ora circa saremmo passati sotto il tunnel dell'Hudson. Ero di nuovo appoggiato alla parete dello scompartimento nel vagone-letto, Constance era su una sedia, e Wolfe e Bérin erano seduti al finestrino con delle birre davanti. Wolfe aveva un'aria decisamente trasandata, dato che non avrebbe ovviamente mai cercato di radersi in treno, anche se non fosse stato fasciato, ma sapeva che quella cosa avrebbe smesso di muoversi entro un'ora e il suo volto riluceva dell'alba della speranza.

Da "Alta cucina" di Rex Stout, Ed. Mondadori
Mercoledì, 16 Febbraio 2011

E poi fu sera. I piatti erano stati lavati, il burro aveva avuto l'acqua e il cibo. Era ora di andare a dormire. Manuel s'inginocchiò davanti alla statuina di Nostra Signora di Guadalupe e recitò le preghiere. In piedi sulla porta, Juan si arrotolò una sigaretta e la leccò per bene. Le mani gli tremavano così forte che a stento riuscì a portarsela alla bocca. Intanto sentiva Manuel che dolcemente parlava alla Madonna.
– Proteggi mio padre. Dàgli buona salute, e tienilo lontano dalla tequila. Amen.
Poi Manuel si coricò. Juan prese la lanterna e ci soffiò sopra.
– Padre...
– Dormi adesso.
– Vuol dire che guadagnerete di meno?
– Un pochino, ma basteranno.
– Con El Valiente, io potrei andare a vendere legname come Fermìn. Un peso per ogni carico.
– Tu non farai il venditore di legname, – disse brusco Juan, facendosi più nervoso. – Lascia che sia io a preoccuparmi dei pesos. Tu sta' tranquillo e dormi.
Un sorriso pacifico si disegnò sul viso del ragazzo. Chiuse gli occhi e cedette al sonno. Juan lanciò la sigaretta fuori dalla finestra e si avvicinò al letto per ascoltare il respiro profondo e quieto di Manuel. Preso quasi da una frenesia, si diresse poi nell'angolo dove stava la statua della Madonna sul suo piedistallo. La sollevò e dal cavo interno della statua estrasse una bottiglia. Quindi rimise tutto a posto. Stappata la bottiglia, se la infilò in bocca e prese una lunga sorsata di liquore. Subito fu calmo e non gli tremarono più le mani.

Da "Bravo, burro!" di John Fante e Rudolph Borchert, Ed. Einaudi
Domenica, 06 Febbraio 2011

“Chester ti ha detto del nostro padrone di casa?”
“Qualcosina.”
“È uno spacciatore. Usa questo posto per i suoi incontri. Ecco perché proviamo di domenica. Non vuole averci tra i piedi.”
“E allora?”
“È arrivata una telefonata per lui, stamattina. Era presto, dormivano ancora tutti. E allora mi è venuta un'idea.”
Non avevo nessuna voglia di approfondire l'argomento, ma gli chiesi ugualmente: “Quale idea?”.
“Ho fatto finta di essere lui, chiaro? Insomma, quelli dicono: ‘È lei il signor Jones?’. Un nome come quello non può essere che una copertura. Nessuno si chiama così, no? Allora io dico: ‘Sì, sono io’. E loro: ‘Abbiamo della roba per lei’. E io dico: ‘Che tipo di roba?’, e loro: ‘Roba di prima’. E io: ‘Quanta?’, e loro: ‘Un sacco, amico, proprio un bel mucchio’, e io dico: ‘D'accordo, ci sarò’, e loro: ‘Fa' in modo di togliere di mezzo quegli sbandati’, e io, allora: ‘Chi chiami sbandati, faccia di merda?’. Be', questa forse avrei potuto evitarmela, ma loro non sembrarono farci caso, così continuai: ‘D'accordo, sarò solo’, e questo punto riattaccarono.”
“Non capisco”.
“Insomma, ho un piano”.
Ancora una volta avrei preferito continuare a ignorare il tutto, e invece chiesi: “Quale piano?”.
“Ascolta. Quelli arrivano con la roba, giusto, e in cambio vogliono soldi. Così io mi piglio la roba, quattrini non gliene do e poi taglio.” Si interruppe. “Cosa ne pensi?”
“È questo il tuo piano?”
“Già.”
“Senti, Paisley, quante canne ti sei fatto oggi?”

Da "Questa notte mi ha aperto gli occhi" di Jonathan Coe, Ed. Feltrinelli
Martedì, 25 Gennaio 2011

Il mondo ha una logica traballante come la camminata di un ubriaco.

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Barricati dietro le nuvole, gli angeli caduti resistevano all'attacco. Ma una nuvola non è certamente un ostacolo insormontabile. Dall'alto la si buca con uno sputo. Il fenomeno è più conosciuto come pioggia.
La difesa fu strenua; quando il nemico stava per aver ragione delle risibili barriere, gli angeli superstiti ricorsero agli estremi rimedi (i migliori). Si strapparono le ali e le frapposero fra la propria incolumità e gli assalitori.
Fu un estremo sacrificio: per difendere la posizione gli angeli caduti si preclusero la possibilità di librarsi nuovamente.
Anche le ali non furono sufficienti a frenare l'impatto delle pallottole.
Peccato. Erano ali molto belle, così non ne fanno più.
L'ultimo attacco e il fuoco a volontà divenne l'epitaffio degli strenui difensori di un fazzoletto di terra.
Un fazzoletto sporco. Sporco di terra.
Crivellati dai proiettili, gli angeli caduti, furono spediti all'Inferno.
È così che è andata. Non credete a tutte le altre storie.

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I ricordi sono bugie che diciamo a noi stessi.

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Mi piace il bar,
è un luogo di profeti
un poco malandati
con del cinismo e delle ingenuità.
Mi piace il bar,
è il posto in cui per ore,
sa fai il cane in calore,
qualcosa prima o poi succederà.
Mi piace il bar,
è un centro di bugie,
non sono solo mie,
e tutte insieme fanno verità.
Mi piace il bar,
i piccoli problemi
diventano i più estremi
e quelli grossi restano un po' in là.
Mi piace il bar,
ma quando i deficienti
si sentono importanti
e irrompono nella comunità,
io cambio bar.

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Non so chi me lo faccia fare di ingolfarmi di birra e di sigari toscani. Non lo so. È per questo che lo faccio: per scoprirlo.

Da "L'assenza dell'assenzio" di Andrea G. Pinketts, Ed. Mondadori
Domenica, 09 Gennaio 2011

«Tutti fanno dei petocchi, se così li chiamate. Petocchiano re e regine, i presidenti, le stelle del cinema e i neonati petocchiano. Ma là da dove vengo non è educato parlarne».
«Ma è radìcchiolo!» esclamò il GGG. «Se tutti petocchia, perché non parlarne? Adesso noi si prende un sorso di questo stupendo sciroppio e tu vedrà il felice risultato».
Il GGG scosse vigorosamente la bottiglia; il liquido verdastro cominciò subito a frizzare e a spumeggiare. Poi il gigante levò il tappo e mandò giù un'impressionante sorsata, con un gorgolìo.

Da "Il GGG" di Roald Dahl, Ed. Salani
Sabato, 25 Dicembre 2010

Osservavo dal finestrino della Bmw il muro dello zoo ricoperto di manifesti elettorali bagnati. Più in alto, dentro la voliera dei rapaci, un avvoltoio se ne stava su un ramo secco. Sembrava una vecchia vestita a lutto che dormiva sotto la pioggia.
Da "Io e te" di Niccolò Ammaniti, Ed. Einaudi
Domenica, 07 Novembre 2010

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Da "Costruire siti dinamici con Joomla! 1.5" di Roberto Chimenti, Ed. Hoepli
Giovedì, 28 Ottobre 2010

Forse un motivo c'è, se negli scacchi non esiste la figura del matto. Come si muoverebbe? Che strategia seguirebbe? E, soprattutto, quale sarebbe la sua utilità? Oh, però è presente nei mazzi di carte. A volte c'è un matto, a volte due. Non ha nessun valore, naturalmente. Non ha nessuno scopo. È solo uno strumento del caso. Solo chi distribuisce le carte può dargli un valore. E chi è che dà le carte? Il fato? Dio? Il re? Uno spettro? Un terzetto di streghe?

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«Ogni anno, in occasione della festa di Yule, lo porto al banco dei pegni di Phyllis Stein, a Londra, e gli lascio cantare Tanti auguri a Gesù. E alla fine spegne le candele della menorah».
«Ma Yule è una festa pagana» osservò uno degli scudieri.
«Zitto, tu. Vuoi rovinare tutto il divertimento a quest'idiota?(...)»

Da Fool di Christopher Moore, Ed. Elliot
Mercoledì, 22 Settembre 2010

«I cani ci ritengono superiori; i gatti, inferiori; solo i maiali ci considerano loro simili.»

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«L'unica guida di un uomo è la sua coscienza. L'unico scudo della sua memoria consiste nella rettitudine e nella sincerità delle sue azioni.»

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Scambio di telegrammi tra Churchill e George Bernard Shaw.
Shaw: «Le ho riservato due biglietti per la prima di Pigmalione. Porti un amico. Se ne ha uno.»
Churchill: «Non posso venire alla prima. Verrò alla seconda. Se mai l'avrà.»

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Un altro aneddoto d'oltre Atlantico è ambientato in Canada, dove Churchill teneva un ciclo di conferenze. A un ricevimento gli capitò di trovarsi seduto accanto a un severo pastore metodista quando una graziosa camerierina si avvicinò ad entrambi con un vassoio di bicchieri di sherry. Servì prima Churchill, che ne prese uno. Poi si volse verso il sacerdote, che, inorridito all'offerta dell'alcol, ringhiò: «Signorina, preferirei commettere adulterio piuttosto che assumere una bevanda alcolica.» Al che Churchill richiamò con un cenno la cameriera: «Torni indietro, signorina, ignoravo che potessimo scegliere!»

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I bottoni della patta sono l'argomento di un ulteriore aneddoto che riguarda Churchill. Si dice che in una circostanza, quando gli fecero notare che aveva la patta sbottonata, abbia risposto: «L'uccello morto non lascia il nido».

Da "Il sorriso del bulldog" di Dominique Enright, Ed. Liberilibri
Domenica, 22 Agosto 2010

Io queste cose le avevo già viste succedere, e sapevo che il collaboratore esterno è come uno che stia in terrazza quando tira vento e piove. Dentro le aziende è come in una camera calda, al peggio come dentro un gabinetto, maleodorante certo, ma riscaldato e riparato. Fuori invece tutti i venti sono tuoi, e non c'è nemmeno più bisogno dei mesi di guerra dei nervi per scacciarti: basta non farsi più trovare quando telefoni, e intanto passare in giro la voce che sei un cretino, oppure un lavativo.

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I miracoli veri sono sempre stati questi. E invece ora sembra che tutti ci credano, a quest'altro miracolo balordo: quelli che lo dicono già compiuto e anche gli altri, quelli che affermano non è vero, ma lasciate fare a noi e il miracolo ve lo montiamo sul serio, noi.
È aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale cumulativo e pro capite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero delle auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la produttività media e la media oraria al giro d'Italia.
Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchere, le medie; il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l'asciugacapelli, il bidet e l'acqua calda.
A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l'un con l'altro dalla mattina alla sera.
Io mi oppongo.

Da "La vita agra" di Luciano Bianciardi, Ed. Bompiani
Venerdì, 30 Luglio 2010

Il silenzio diventa lungo e vasto. Io mi metto a parlare, debbo parlare. Mi rivolgo al morto e gli dico: «Compagno, io non ti volevo uccidere. Se tu saltassi un'altra volta qua dentro, io non ti ucciderei, purché anche tu fossi ragionevole. Ma prima tu eri per me solo un'idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava quella risoluzione. Io ho pugnalato codesta formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come noi per le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire... Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello, come Kat, come Alberto. Prenditi venti anni della mia vita, compagno, e alzati; prendine di più, perché io non so che cosa ne potrò mai fare».
Da "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Erich Maria Remarque, Ed. Mondadori
Mercoledì, 30 Giugno 2010

- Ehi, Amazon.ca è tipo una libreria online, giusto?
- Già.
- Qual è l'indirizzo del sito?
- ...amazon.ca
- Perfetto! Grazie!

Da "Scott Pilgrim. Una vita niente male" di Bryan Lee O'Malley, Ed. Rizzoli-Lizard
Domenica, 09 Maggio 2010

Si comincia con le scarpe e non si sa mai dove si va a finire.
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Louis capì che avevano appena suggellato un patto di ferro, perché nulla unisce quanto il trovarsi d'accordo sulla stupidità di un terzo.
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All'albergo della Vecchia Lanterna, a Nevers, non servivano la colazione dopo le dieci. Louis era abituato a questo tipo di punizione, poiché apparteneva alla schiera di gente sospetta che si alza dopo l'ora legale, tra le undici e mezzogiorno, all'ora degli sballati, dei nottambuli, dei proscritti, dei colpevoli, dei poltroni, degli scapoli, dei malrasati e degli immorali.

Da "Io sono il tenebroso" di Fred Vargas, Ed. Einaudi
Lunedì, 05 Aprile 2010

5/4/2009 - 5/4/2010

4° anno di lettura.

Douglas Adams, Niccolò Ammaniti, Chet Baker, Agatha Christie, Massimo Cotto, Ennio Flaiano, Joseph Andrew Konrath, Loriano Macchiavelli, Alexander McCall Smith, Eduardo Mendoza, Christopher Moore, David Sedaris, Lemony Snicket, Fred Vargas, Spiro Zavos.

Da "http://leggendolibri.splinder.com" di CoccoMarco
Venerdì, 12 Marzo 2010

Carol rimase in Italia fino dopo la sentenza, insieme a sua madre, poi tornarono tutte e due in Inghilterra. Mi scriveva ogni giorno, e ricevevo le sue lettere perfino di domenica. Il prete della prigione, padre Ricci, leggeva tutta la mia posta, sia le lettere che ricevevo sia quelle che spedivo. Di conseguenza Carol riceveva le mie lettere quasi completamente coperte di inchiostro nero. Mi resi conto che questo idiota, piuttosto che ammettere di non sapere l'inglese, cancellava tutto.  Inoltre strappava tutte le foto di Playboy che mi mandava Carol.
...
Suonammo in un club a Napoli, e durante una pausa qualche bastardo si fregò il mio strumento. Immagino che accadde perché ero soprannominato «Tromba d'Oro», e chiunque l'abbia presa deve aver pensato che fosse d'oro massiccio.

Da "Come se avessi le ali" di Chet Baker, Ed. Minimum Fax
Giovedì, 11 Marzo 2010

[116]
Il microbo che divora l'altro microbo pensa certamente al dominio dell'atomo.
...
[278]
Singolarità di un paese dove si diventa mendicanti per vocazione, dittatori per scrivere e scrittori per farsi coraggio.
...
[297]
Viaggiare è come tenere i rubinetti aperti e vedere il tempo che va via, sprecato, liquido, intrattenibile.
...
Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire.

Da "Diario degli errori" di Ennio Flaiano, Ed. Adelphi
Domenica, 21 Febbraio 2010

Marley chiese silenzio dopo essere tornato sul palco. Aveva concluso lo show con un trittico incendiario: No Woman No CryExodus,Jamming. Lasciò sfogare la folla entusiasta, poi prese la chitarra acustica, in totale solitudine. Attaccò la prima strofa, poi la seconda:

   Emancipatevi dalla schiavitù mentale
   Solo noi stessi possiamo liberare le nostre menti
   Non abbiate paura dell'energia atomica
   Poiché nessuno di loro può fermare il tempo
   Per quanto ancora uccideranno i nostri profeti
   Mentre noi restiamo a guardare?
   Dicono che è solo una parte del tutto
   Siamo noi che dobbiamo riempire il libro

Poi fu la volta del ritornello:

   Non vuoi aiutarci a cantare questi canti di libertà?
   Perché tutto ciò che ho mai avuto sono canti di Redenzione.

Marley si voltò verso i musicisti e vide che piangevano tutti. Piangevano i roadies, i manager, gli amici ai bordi del palco. Era il testamento del re del reggae.
Redemption Song è l'ultima canzone del suo ultimo album ed è l'ultima canzone che ha cantato dal vivo.

Da "We will rock you" di Massimo Cotto, Ed. Rizzoli
Domenica, 03 Gennaio 2010

«Io non credo, signora» rispose con calma la signora Ramotswe. «Se lei fa da mangiare tanto bene, allora come mai è così magro? Un uomo ben curato, diventa più grasso. Gli uomini sono come il bestiame. Questo lo sanno tutti.»

Da "Le lacrime della giraffa" di Alexander McCall Smith, Ed. Tea
Martedì, 08 Dicembre 2009

Il maggior problema, ossia uno dei maggiori problemi (ce ne sono tanti) che l'idea di governo fa sorgere è questo: chi è giusto che governi? O meglio, chi è così bravo da indurre la gente a farsi governare da lui?
A ben analizzare, si vedrà che: a) chi più di ogni altra cosa desidera governare la gente è, proprio per questo motivo, il meno adatto a governarla; b)di conseguenza, a chiunque riesca di farsi eleggere Presidente dovrebbe essere proibito di svolgere le funzioni proprie della sua carica, per cui: c) la gente e il suo bisogno di essere governata sono una gran rogna.
Così, i vari Presidenti galattici che si sono succeduti al potere hanno assaporato con tanto gusto le gioie della poltrona, da non accorgersi che non erano veramente loro a comandare. Qualcuno nell'ombra governava al posto loro.
Ma chi può mai governare, se a chi desidera farlo non è permesso di farlo?

...

Esitante, Arthur raccolse uno dei frutti che somigliavano a pere.
— Questo mi ricorda la storia del giardino dell'Eden — disse Ford.
— Eh?
— Il giardino dell'Eden, quello con l'albero e la mela e quelli che danno un morso alla mela. L'hai presente?
— Sì, certo.
— Be', c'è questo Dio, il vostro Dio, che piazza un melo in mezzo al giardino e dice: “Ragazzi, fate quello che volete, ma non mangiate le mele”. Caso straordinario, loro addentano una mela, ed ecco che lui salta fuori da dietro un cespuglio gridando: “Vi ho beccati, vi ho beccati!”. Non avrebbe fatto molta differenza se non avessero mangiato la mela.
— Perché no?
— Perché quando hai a che fare con quel tipo di dei, in trappola ci cadi sempre. Sai che cosa avrebbe detto se non l'avessero mangiata?
— No. Che cosa?
— “Ma per Dio, ragazzi... cioè per me... non potevate prendere un morso dall'albero della conoscenza? Adesso sono costretto a cacciarvi perché non sopporto di stare con due ignoranti, io che so tutto”.
— Tu credi?
— Io credo. Ma tu pensa a mangiare.
— Mi ricordi il serpente.
— Mangia, che dev'essere buono.
— Mi sembri sempre di più il serpente.
Arthur addentò la presunta pera.

Da "Ristorante al termine dell'Universo" di Douglas Adams, Ed. Mondadori
Lunedì, 23 Novembre 2009

Bocchi sbadigliò. Poi gli prese la mano. – Allora non hai capito. Il tempo delle figure di merda è finito, morto, sepolto. Se n'è andato per sempre con il vecchio millennio. Le figure di merda non esistono più, si sono estinte come le lucciole. Nessuno le fa più, tranne te, nella tua testa. Ma non li vedi a questi? – Indicò la massa che applaudiva Chiatti. – Ci ricopriamo di letame felici come maiali in un porcile.

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Sí, l'imprevedibile chef bulgaro adorava la fame e odiava l'appetito. L'appetito era l'espressione di un mondo satollo e soddisfatto, pronto alla resa. Un popolo che assapora invece di mangiare, che stuzzica invece di sfamarsi, è già morto e non lo sa. La fame è sinonimo di vita. Senza fame l'essere umano è solo una parvenza di se stesso e di conseguenza si annoia e comincia a filosofeggiare. E Zóltan Patrovič odiava la filosofia. Soprattutto quella applicata alla cucina. Rimpiangeva la guerra, le carestie, la povertà. Presto avrebbe venduto baracca e burattini e si sarebbe trasferito in Etiopia.

Da "Che la festa cominci" di Niccolò Ammaniti, Ed. Einaudi
Domenica, 25 Ottobre 2009

L'irregolare rimbalzo del pallone conferisce al rugby un aspetto anarchico. Non si sa mai di preciso cosa accadrà dopo. La palla tonda del calcio, per esempio, ha un che di inevitabile nel modo in cui rotola, riducendo così le variabili legate alla sfortuna e all'imprevedibilità del gioco. Ma nel rugby nessun movimento è precisamente lo stesso a causa della testardaggine della palla, che sgambetta e ruota come un piccolo terrier che fa le capriole. È una caparbietà che rispecchia la caparbietà dell'esistenza.
Da "L'arte del rugby" di Spiro Zavos, Ed. Einaudi
Lunedì, 14 Settembre 2009

Ma questa è una delle strane verità della vita: a nessuno piace essere fissato ma nessuno riesce a non farlo, (...)

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L'espressione ‘all'oscuro’, come sono certo che sapete, può riferirsi non solo a un ambiente oscuro, ma anche agli oscuri segreti di cui si può essere ignari. Ogni giorno, il sole tramonta su tutti quei segreti, e pertanto in un modo o nell'altro tutti quanti si ritrovano all'oscuro. Se state prendendo il sole in un parco, per esempio, ma non sapete che un cofanetto chiuso a chiave è sepolto a quindici metri sotto la vostra coperta, allora siete all'oscuro anche se non lo siete; ma invece, se state facendo una passeggiata notturna, sapendo perfettamente che diverse ballerine vi inseguono, allora non siete all'oscuro anche se di fatto ci siete. Naturalmente, è sempre possibile essere all'oscuro stando all'oscuro così come non essere all'oscuro non stando all'oscuro, ma al mondo ci sono talmente tanti segreti che probabilmente si è sempre all'oscuro di una cosa o l'altra, sia che ci si trovi all'oscuro stando all'oscuro o all'oscuro non stando all'oscuro, nonostante il sole possa calare così in fretta che si può essere all'oscuro di stare all'oscuro, solo per poi guardarsi intorno un attimo dopo e ritrovarsi non più all'oscuro di stare all'oscuro ma comunque state all'oscuro, non solo a causa dell'oscuro ma a causa delle ballerine, che non sono all'oscuro dell'oscuro ma nemmeno sul cofanetto chiuso a chiave, anche se voi non siete più all'oscuro dell'oscuro, ma di fatto siete all'oscuro dell'oscuro, anche se non lo siete, e di fatto potete cadere nella buca scavata dalle ballerine, che è oscura e sta all'oscuro.

Da "Una serie di sfortunati eventi - La fine" di Lemony Snicket, Ed. Salani
Domenica, 30 Agosto 2009

 – Commissario, occorre essere parsimoniosi con il proprio disprezzo, a causa del gran numero di persone che lo meritano. E non sono io a dirlo.
 – Chi lo dice?
 – Chateaubriand.
 – Ancora... Ma che cosa le ha fatto?
 – Sicuramente del male. Ma sorvoliamo.(...)

...

  – (...) Quindi ho bisogno di lei, di lei lucido. Anche lo stomaco, lucido. Importantissimo, lo stomaco. Non è detto che un buono stomaco sia sufficiente per pensare bene. Ma di certo un cattivo stomaco è sufficiente per distruggerti le idee.

Da "L'uomo dei cerchi azzurri" di Fred Vargas, Ed. Einaudi
Domenica, 30 Agosto 2009

Macchinalmente l'ispettore si mise una mano in tasca e ne trasse il portasigarette. Era vuoto.
«Andate pure, vi raggiungerò subito» disse ai compagni.
«Avrò bisogno di fumare, se vorrò riflettere bene. È un affare molto difficile e molto strano... Chi indossava il kimono scarlatto? E dov'è ora, questo benedetto kimono? Mi piacerebbe saperlo.»
L'investigatore si affrettò a raggiungere il suo scompartimento. Sapeva di avere altre sigarette in una delle sue valigie; la trasse giù, l'aprì, e rimase per un momento sbalordito, come se non credesse ai propri occhi. Ben piegato, su tutti gli altri indumenti, c'era un leggero kimono di seta scarlatta; vi spiccavano, ricamati, dei draghi.
«Ah, così?» mormorò tra sé. «Una sfida? Benissimo, l'accetto.»

Da "Assasinio sull'Orient-Express" di Agatha Christie, Ed. Mondadori
Martedì, 28 Luglio 2009

«Sei tu quello con un mezzo master in economia» disse a Lash il piccoletto calvo. «Quindi, dovresti sapere cosa fare».
«Non ti insegnano cosa fare con una puttana morta» ribatté Lash. «Quella è un'altra facoltà. Scienze politiche, penso».

Da "Suck!" di Christopher Moore, Ed. Elliot
Domenica, 19 Luglio 2009

Sarti Antonio, raggomitolato sul lettino di Rosas, in via Santa Caterina, aspetta un caffè che tarda ad arrivare. Rosas, miope come una talpa e svegliato da poco, vaga da un angolo all'altro della cucina trascinandosi dietro le scarpe indossate a ciabatta. È domenica e la gente bene esce di casa per andare a messa. Dalle finestre aperte sotto il porticato, entra il fresco della mattina e il rumore di una passeggiata tranquilla verso la chiesa, in fondo alla via, in angolo con Saragozza.
Nella tana, i due, ingrugniti, bevono un caffè che non sa di molto e Rosas, finalmente, inforca gli occhiali per mettere a fuoco i dintorni.
– Sei tu –. Niente altro per il tempo che serve a vuotare le tazzine.
– Un caffè come questo l'ho bevuto dodici anni fa e non l'ho più dimenticato. Vorrei passassero altri dodici anni. Come ci sei riuscito? – Rosas non raccoglie e, a dimostrazione che a lui il caffè piace, versa nella sua tazzina ciò che è rimasto nella macchinetta, rimescola senza aver zuccherato, lecca il cucchiaino, che non si perda una goccia di caffè e assapora con gioia. – Buono. Ne vuoi ancora?

Da "Sarti Antonio: caccia tragica" di Loriano Macchiavelli, Ed. Einaudi
Mercoledì, 24 Giugno 2009

Sul volo per Raleigh a un certo punto starnutii, e la caramella per la gola che stavo succhiando mi schizzò fuori dalla bocca, rimbalzò sul tavolino chiuso e atterrò, me lo ricordo, sul grembo della donna che mi sedeva accanto, che dormiva con le braccia incrociate sul petto. Mi sorprese che la forza dell'impatto non la svegliasse – perché fu notevole – ma lei non fece altro che muovere leggermente le palpebre ed emettere un leggero sospiro, come quello di un neonato.
In circostanza normali avrei avuto tre possibilità, delle quali la prima era non fare nulla. A tempo debito la donna si sarebbe svegliata e avrebbe notato quello che sembrava un lucido bottoncino nuovo di zecca cucito sull'inguine dei jeans. L'aereo era piccolo, con file da un sedile solo nel corridoio A e da due nel corridoio B. Noi eravamo nel corridoio B, perciò qualora fosse partita alla ricerca di risposte, io sarei stato il primo della lista.  “È sua, questa?” mi avrebbe chiesto, e io le avrei guardato il grembo facendo lo gnorri.
“Questa cosa?”
L'opzione numero due era allungare un braccio e staccargliela dai pantaloni, mentre la tre era svegliarla e rigirare la frittata dicendo: “Mi spiace, ma credo che lei abbia qualcosa che mi appartiene”. A quel punto lei mi avrebbe restituito la caramella, forse addirittura scusandosi, indotta con l'inganno a pensare di averla non si sa come rubata.
Le circostanze in cui mi trovavo, tuttavia, non erano normali, in quanto prima che si addormentasse avevamo litigato. La conoscevo da un'ora soltanto, eppure percepivo il suo odio con la stessa intensità del getto d'aria fredda che mi soffiava in faccia, e questo dopo che lei aveva girato il beccuccio sopra la sua testa, un ultimo vaffanculo prima di sistemarsi per il riposino.
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Siccome non ho niente di meglio da fare che andare per negozi, puntualmente mi entusiasmo quando qualcuno vuole qualcosa di inaccessibile: un romanzo fuori catalogo, il rimpiazzo per una tazza da tè che si è rotta. Pensavo che trovare un altro scheletro sarebbe stato difficile, ma ne ho trovati altri due quello stesso pomeriggio: un maschio adulto e un neonato. Entrambi al mercatino delle pulci, venduti da un signore specializzato in quelle che lui definiva “cose non per tutti”.
Il bambino era allettante per via delle dimensioni – potevi impacchettarlo in una scatola da scarpe – ma alla fine ho optato per l'adulto, che ha trecento anni ed è tenuto insieme da un reticolo di fil di ferro. In mezzo alla fronte c'è una specie di serratura, e togliendo il perno puoi aprire il teschio e rovistarci dentro, oppure nasconderci delle cose, tipo droghe o piccoli gioielli. Non è esattamente l'idea di aldilà in cui uno spererebbe (“Vorrei tanto che la mia testa fosse usata come nascondiglio per il fumo”), ma non mi sono lasciato smontare. Ho comprato lo scheletro un po' come compro qualsiasi altra cosa. Per me erano solo pezzi disposti in un certo modo, non diversi da una lampada o da una cassettiera.
Non l'ho mai pensato come una persona defunta, almeno fino al giorno di Natale, quando Hugh ha aperto la bara di cartone. «Se non ti piace il colore possiamo sbiancarlo» gli ho detto «Oppure lo cambiamo col neonato».
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Se il primo passo per smettere era deciderlo, il secondo era riempire il vuoto che si sarebbe creato. Detestavo l'idea di lasciare un buco nel mondo dei fumatori, e così ho reclutato qualcuno che prendesse il mio posto. Me ne sono sentito dire di tutti i colori, ma sono convinto che quella ragazzina avrebbe cominciato comunque, specie se al posto dell'istituto tecnico avesse scelto l'esercito.

Da "Quando siete inghiottiti dalle fiamme" di David Sedaris, Ed. Mondadori
Domenica, 24 Maggio 2009

Viaggiai per cinque giorni con quelle genti dalla vita nomade, che non appartengono a nessun luogo e in nessuno si fermano, se non per il tempo necessario a comprare e vendere le mercanzie che trasportano. La carovana è composta esclusivamente da uomini, cavalcature e bestie da soma. Se durante le brevi soste qualcuno intreccia una relazione con una donna, al momento della partenza la lascia dove l'ha trovata, per quanto lei inista nel volerlo seguire. Eppure sono monogami e assolutamente fedeli alle donne che hanno conosciuto, e vanno a trovarle, colmandole di doni, quando i loro viaggi li portano di nuovo nel luogo ove esse vivono. In queste occasioni, sia pure per brevissimi periodi, riannodano le effimere relazioni anche se le donne nel frattempo hanno trovato un nuovo compagno, cosa che essi comprendono e accettano. Se da un'unione sono nati dei figli, li lasciano con la madre ma provvedono al loro sostentamento. Quando il bambino compie sette anni lo vanno a prendere e lo accolgono nella carovana. Dato che i figli nati in modo così aleatorio sono pochi, il gruppo etnico finirebbe per estinguersi. Per evitare che ciò accada, rapiscono bambini che allevano e trattano come autentici figli. In questo modo il loro numero non diminuisce, ma per la medesima ragione sono temuti. Se qualcuno si ammala gravemente o a causa della vecchiaia non può più condurre la dura vita di queste genti, lo abbandonano in un'oasi con un otre d'acqua, un pugno di datteri e la speranza che un'altra carovana passi di là e rinnovi le parche vettovaglie del loro compagno. Dato che non succede quasi mai, nelle oasi che punteggiano il loro percorso non è raro trovare scheletri circondati da noccioli di dattero.
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«Tutto quello che succede, succede per volontà di Dio, rabboni
«Non lo so. Ma se è così, dobbiamo perdonarlo perché Dio o gli dei dell'Olimpo non conoscono il dolore di perdere le persone care, e questo li rende inferiori a noi».
Gesù mi guardò intensamente ed esclamò:
«Ma quella che hai detto non è una bestemmia?».
«Sicuramente sì. Bestemmiare è un altro privilegio riservato agli uomini. Non serve a molto, ma in occasioni come questa aiuta».
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La situazione, Fabio, si era fatta insostenibile, perché la plebe, che davanti alla determinazione, all'unità e alla forza è per natura sottomessa e perfino abietta, quando percepisce segni di esitazione, discordia o debolezza diventa insolente e temeraria, e basta che alcuni individui, protetti dall'anonimato, diffondano voci, attizzino offese o inducano al saccheggio, perché nelle acque più tranquille si scateni una tempesta che travolge ogni cosa al suo passaggio.

Da "L'incredibile viaggio di Pomponio Flato" di Eduardo Mendoza, Ed. Giunti
Sabato, 18 Aprile 2009

Pensai alle stelle nel cielo. Erano anni che non vedevo la stelle. A Chicago lo smog era così fitto che le cancellava. Per quello che ne sapevo, potevano anche non esserci più.
Da "Whiskey Sour" di Joseph Andrew Konrath, Ed. Alacran
Lunedì, 06 Aprile 2009

Secondo un vecchio detto, in uso addirittura prima dello scisma, non si dovrebbe mai assistere alla creazione delle leggi e delle salsicce. La cosa ha senso, poiché la creazione delle salsicce consiste nel prendere varie parti di diversi animali e modellarle affinché siano presentabili a colazione, e la creazione delle leggi consiste nel prendere varie parti di diverse idee e modellarle affinché siano presentabili a colazione, e la maggior parte della gente preferisce occupare la colazione mangiando e leggendo il giornale piuttosto che assistendo a creazioni di qualsiasi tipo.
La Corte Suprema, come molte Corti, non era coinvolta nella creazione delle leggi, ma nell'interpretazione delle leggi, che è sconcertante e imperscrutabile come la loro creazione, ed è una di quelle cose che non dovrebbe essere vista, come l'interpretazione delle salsicce.

Da "Una serie di sfortunati eventi - Il penultimo pericolo"di Lemony Snicket, Ed. Salani