Sabato, 14 Ottobre 2006
Ecco poi alcuni pioppi, ma non un solo eucalipto. Quindi un fitto boschetto di pioppi della Carolina che nascondevano una villa tutta bianca. Poi una ragazza a cavallo che procedeva al passo sull'argine della strada. Indossava pantaloni da cavallerizza e una camicia dai colori chiassosi e masticava un ramoscello. Il cavallo sembrava accaldato ma non sudato, e la ragazza gli mormorava qualcosa con dolcezza. Dietro un muretto di pietre un giardiniere stava guidando una tosatrice a motore sull'immenso prato ondulato d'una dimora in stile coloniale Williamsburg, una grande villa di lusso. Chissà dove, qualcuno stava suonando esercizi con la mano sinistra su un pianoforte a coda.
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L'altra parte di me voleva andarsene e disinteressarsi della faccenda, ma era questa la parte alla quale non davo mai retta. Poiché, se l'avessi ascoltata, sarei rimasto nella mia città natale e avrei lavorato nel negozio di ferramenta e sposato la figlia del padrone. Avrei avuto cinque figli, avrei letto loro i giornaletti la domenica mattina, prendendoli a sberle quando avessero disubbidito, litigando con la moglie sulla sommetta settimanale da dare a ciascuno di loro per i divertimenti e sui programmi della televisione ai quali potevano assistere. Forse avrei anche conquistato la ricchezza, la ricchezza delle piccole cittadine di provincia...una casa di otto stanze, due automobili nel garage, pollo tutte le domeniche, Selezione sul tavolino del salotto, la moglie con la permanente e io con un cervello tipo sacco-di-cemento. Sceglietelo voi questo genere di vita, amici. Io preferisco la grande, sordida, sporca, corrotta metropoli.
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Andai in cucina a preparare il caffè... fiumi di caffè. Denso, forte, bollente, spietato, corrotto. Il sangue degli uomini esausti.
Da "Il lungo addio" di Raymond Chandler, Ed. Feltrinelli
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