giovedì 26 dicembre 2019

Mercoledì, 24 Maggio 2006

"Oggi, in sala dei professori, ne trovo uno, il Bortolucci, quello piccolo che insegna matematica: diceva male dell'Unione Sovietica. Diceva che non c'è libertà, nell'Unione Sovietica. Allora io faccio: 'Senta professore, lei sarà anche professore di matematica, non discuto, però secondo me lei non capisce niente. Ma lo sa che nell'Unione Sovietica quest'anno hanno aperto sei centrali idroelettriche nuove, di milioni e milioni di chilovatte? Lo sa?' Lui si è chetato subito, ha preso il registro ed è andato via. Hai capito questa mezzasega? Sei centrali idroelettriche hanno aperto, di milioni e milioni di chilovatte." Tacque un poco, mi guardò e aggiunse: "Ma senti un po': cosa se ne fanno, nell'Unione Sovietica, di tutte queste chilovatte?"
...
La gente è sempre la stessa, civile e garbata, tranquilla. I giovinastri stan sempre seduti ai tavolini, sul marciapiede davanti al caffè; sono tutti un po' più grassi ma zufolano sempre, con le labbra a cul di gallina e gli occhi socchiusi. Li aprono solo quando passa una ragazza. "Cosa fa quella, poi?" si chiedono, "la dà? Scopa?" "Sì," risponde uno immancabilmente: "Scopa, carte, primiera e settebello." Gli altri ridono, la battuta è vecchia ma sempre buona.
Da "Il lavoro culturale" di Luciano Bianciardi, Ed. Feltrinelli

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